Fontana d'a Rocca 

Conosciuta come Fontana Barocca. In realtà siamo nel periodo del Tardo Barocco, ma la ragione del nome è un’altra: è la trasposizione del nome dato dai Vignanellesi “Fontana d’a Rocca”, cioè la Fontana della Rocca. Perciò da qui in avanti la chiameremo più correttamente Fontana Pubblica, essendo stata la prima fontana eretta all’interno del perimetro delle mura settecentesche. La Fontana Pubblica, è situata oggi in fondo al Borgo di S. Sebastiano, e appare a chi arriva a Vignanello da est come un fondale al lungo viale fiancheggiato dalle case a destra e dal muro di cinta della Marescotta e del Giardino Ruspoli a sinistra. Il monumento è largo circa quattro metri, e alto, alla sommità della corona, circa 5 metri. E’ realizzato, per la parte visibile, in peperino grigio, lavorato a blocchi. La sua gestazione fu molto lunga, e fra il momento della decisione di dotare il paese di una Fontana che fosse nel paese e la sua realizzazione trascorsero ben 18 anni. La posizione attuale della Fontana potrebbe non essere quella originale, in quanto i documenti parlano di una Fontana nella “Piazza della Rocca”, mentre la Piazzetta dove è attualmente viene sempre citata come Piazza della Porta Piccola, dalla non più esistente Porta che permetteva l’acceso al paese da Borgo S. Sebastiano. La Fontana viene realizzata da Francesco Marescotti, figlio di Sforza Vicino, solo nel 1673, cioè diciotto anni dopo la morte del padre. In quel momento il titolare del Feudo era il cardinale Galeazzo Marescotti, che però lo aveva lasciato in gestione al fratello Francesco a causa delle numerose incombenze che la sua carica gli imponeva. Il Primo Marzo 1673 viene steso e firmato l’ Obligo di Giuseppe Catani scarpellino di fare la fontana di Peperino in Vignanello fatto a favore del Sig. Co: Fran.co Marescotti. Le cose più importanti da sottolineare sono il prezzo pattuito per la realizzazione, scudi 93 moneta, di cui 25 pagati al momento della firma dell’obbligo, il termine perentorio di due mesi e mezzo per la realizzazione a partire dallo stesso giorno, l’impegno del Conte di mettere a disposizione dello scalpellino i muratori e di far estrarre le pietre necessarie in loco. Tuttavia, il trasporto delle pietre e la loro eventuale sostituzione in caso di rottura erano a carico di Giuseppe Catani. La Fontana andava realizzata conforme ai disegni e al modello consegnato al Catani; nel documento non è citato il nome di colui che aveva realizzato modello e disegni. Tuttavia, un altro documento sempre nella stessa collocazione, che fornisce tutte le spese sostenute per la realizzazione in loco, asserisce che il disegno è opera dell’Architetto Giovan Battista Contini. Va ancora sottolineato come l’obbligo insista molto sulla qualità dell’opera, che deve essere realizzata tutta in peperino, anche nella parte posteriore, senza muro, il che ovviamente questo potrebbe far pensare che la Fontana fosse concepita e realizzata per essere isolata. Vedremo però che questo contrasta con una nota di spesa riportata quasi in fondo alla lista redatta dal Meconitij. Una differenza fra la versione disegnata e quella realizzata è relativa allo stemma. Nel disegno, esso rappresenta a sinistra lo stemma Marescotti e a destra lo stemma Farnese, prima famiglia ad essere infeudata, col ramo di Latera, di Vignanello come contea, mentre nella realizzazione, così come richiesto nell’obbligo, a sinistra appare ancora lo stemma Marescotti, ma a destra quello della casata della moglie di Francesco, Girolama Bichi. Differenza non da poco, e che potrebbe essere legata al l’idea che in quel momento la parte economicamente più rilevante era quella della famiglia Bichi. La scritta invece è la stessa:

“SFORTIA LEGAVIT, ET FRANCISCUS SOLVIT, ET AUXIT

SUME MARISCOTTAE DONA PERENNE DOMUS

MDCLXXIII”