Il Pamparito di Vignanello

 

Il pamparito di Vignanello si produceva tradizionalmente a Pasqua, ma oggi si consuma tutto l’anno. Da sempre viene preparato in casa secondo antiche ricette tramandate dalle nonne, anticamente era tipico delle famiglie benestanti e solo più tardi il suo consumo si diffuse grazie al benessere crescente. 
L’origine del nome “pamparito” non è chiara e potrebbe aver subito nel tempo cambiamenti. Era già in uso verso la metà dell’Ottocento, quando l’analfabetismo si aggirava intorno all’80% della popolazione, e potrebbe derivare dal doppio termine Pan Parito, dove Pan sta per pane e Parito, in latino, per “prepararsi a…”: forse pane da prepararsi a Pasqua. 
Ipotesi etimologiche più accreditate ritengono che si debba riferirlo ad un pensiero di una moglie per il marito che si recava al lavoro: il Pane per il Marito venne abbreviato in Pan Marito, poi Pamparito. 
Gli ingredienti principali sono farina, acqua tiepida, sale, lievito di birra, olio extravergine d’oliva di Vignanello, semi d’anice rinvenuti in mezzo bicchiere di vino.

 

Ricetta: [dose per quattro pampariti]: Per prima cosa si scioglie del lievito di birra in poca acqua tiepida e si aggiunge tanta farina quanto basta per fare un panetto morbido e consistente, e lo si lascia lievitare coperto da un canavaccio in un luogo tiepido (tempo circa mezz'ora).Quindi si dispone a fontana 1,5kg di farina e si mettono al centro gli ingredienti necessari: 1 cucchiaio di sale, 1/4 quarto di litro d'olio extravergine d'oliva (ovviamente di Vignanello), 1 pugno di semi d'anice rinvenuti in mezzo bicchiere di vino, il vino che nel frattempo si è improfumato, e l'acqua tiepida necessaria. Si amalgama bene il tutto fino ad ottenere un impasto morbido. A questo punto si unisce il panetto lievitato a parte e si lavora la pasta a lungo (si allarga coi pugni, si riavvolge su se stessa, si batte sul tavolo...). Infine gli si dà la forma di un maritozzo. Si dispone in una teglia di ferro unta d'olio (come quello di prima) e si lascia lievitare con le solite accortezze. Quando è raddoppiato di volume si spennella con l'uovo sbattuto (operazione che gli conferirà, a cottura avvenuta, un colore e una lucentezza che ricordano i marroni dei Cimini), e si mette a cuocere, preferibilmente, nel forno a legna, già caldo a 250 °. Il pamparito ha ottenuto nel 2016 la certificazione De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine)

 

 

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Spalletta Angelo da Grosseto (domenica, 15 marzo 2020 19:38)

    Ottima spiegazione