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I Falisci
L'insediamento falisco di Vignanello era il centro abitato più settentrionale dell'Agro falisco, collocato sul pianoro del Molesino in una posizione ben difendibile e vicino a due corsi d'acqua. 
L'abitato falisco si sviluppò fin dal IX secolo a.C. grazie ad una aggregazione di diverse popolazioni che stazionavano nel territorio circostante.
I corredi funerari ritrovati nell'area archeologica ci testimoniano che già dalla fine del VII e fino al IV secolo a. C. l'insediamento era ben inserito in un sistema di vie di comunicazione rivolte tanto all'entroterra quanto alla valle del Tevere. Oltre ad una classe aristocratica, era presente un ceto legato ai commerci e alle importazioni; tutto ciò é testimoniato dalle ceramiche attiche e da altri manufatti in oro, come pure dai caratteri architettonici di alcune tombe.
A partire dalla prima metà del III secolo a. C. inizia una progressiva decadenza di questo centro falisco, del quale si ignora ancora oggi il nome, che ben presto sarà assorbito dalla crescente potenza di Roma, come del resto accadrà a tutto il territorio.


Le origini di Julianello
Vignanello sorge sulle pendici collinari che dal Cimino scendono verso la valle del Tevere. L'abitato originario si e' sviluppato su di un lungo colle disteso da oriente a occidente, delimitato da due vallate in cui scorrono modesti corsi d'acqua. Le notizie circa sue origini ci provengono da tradizioni più o meno leggendarie, scrive Giovanni Petrucci nel suo libro Vignanello: 

"Contraddittorie sono poi le versioni sulle sue origini. Vogliono alcuni che sorgesse il primitivo abitato ad opera di terrorizzati fuggiaschi dalle invasioni dei Goti che, calati in Italia sotto la guida di Alarico, coronarono la sinistra serie delle stragi e delle devastazioni col memorando sacco di Roma del 410. Era verosimilmente allora la superficie oggi occupata dal nostro paese ricoperta da folte boscaglie, sicchè nulla di più probabile che sia potuta servire di rifugio alle disperse popolazioni delle pianure. Cominciarono queste naturalmente a cercare ricovero in grotte scavate nella nuda roccia arrivando poi, col tempo, alla costruzione di abitazioni in muratura. Vuole invece una tradizione locale, riportata dal Palmieri, che la costruzione di Vignanello fosse iniziata nel 412 da un tal Giuliano, onde, dal latino Iulianus, Iulianellus, e successivamente, come in varie scritture dell'epoca: Iulianello, Ignanello, Iugnanello, Vilianello e Vignanello".
Lo stesso autore ci fornisce notizie riguardo ad epoche successive: Vignanello era sotto il dominio della Chiesa nel 604 d.C., due secoli più tardi (853 d.C.) era governato da monaci benedettini che, sempre secondo una tradizione,  avrebbero edificato l'antica rocca, mentre nel 1169 veniva tolto ai pontefici da Federico Barbarossa che lo donava alla città di Viterbo.


Il periodo medievale
Alla fine del XII secolo, il castrum di Vignanello apparteneva al vasto contado di Viterbo, ma dopo anni di aspre lotte, nel 1228, i Prefetti di Vico lo tolsero ai Viterbesi, che in quest'occasione ne demolirono la rocca.
Nel 1254 Vignanello viene dato in feudo alla famiglia Ildebrandina dei Signori di Bisenzio e per questi ultimi è governato da Orso Orsini. Nei secoli successivi Vignanello, oggetto di aspre contese fra le varie famiglie, città e istituzioni, non ebbe mai un governo stabile, vi furono rivolte, assedi, battaglie, fino a che nel 1531, papa Clemente VII lo concesse in feudo perpetuo a Beatrice di Pier Bertoldo, del ramo di Latera della famiglia Farnese.


Dai Farnese ai Marescotti
Alla morte di Beatrice Farnese, le succede nel governo del feudo la figlia Ortensia, sposata con Sforza Marescotti. Papa Paolo III conferisce loro il titolo comitale ed il castrum di Vignanello viene così eretto a contea.
Nell'agosto del 1538 Sforza viene assassinato e l'anno successivo Ortensia, gia' madre di Alfonso e Beatrice Marescotti, sposa Girolamo dei Conti di Marsciano.
Nel 1545 Ortensia e' di nuovo vedova, governa da sola Vignanello fino al maggio 1549, quando sposa il Conte Ranuccio Baglioni.
Anche questo matrimonio non ha lunga durata. Nel 1553, durante le opere di scavo del fossato attorno alla rocca, i vassalli, esasperati dalle angherie perpetrate dal conte che li costringe a lavorare "tutto il dì senza darli un bicchier d'acqua", ordiscono una congiura e la mattina del 18 settembre Ranuccio Baglioni viene assassinato mentre, insieme ad un servo, si reca a controllare lo stato dei lavori.
Per Vignanello arriva un periodo assai critico, anni di commissariamento, con processi ed esecuzioni. Ortensia muore nel 1582, lasciando erede universale il figlio Alfonso Marescotti. Si susseguono diversi processi fra la comunita' di Vignanello e Alfonso, che "non osserva ne intende osservare statuti o legge o vero consuetudini ma ogni cosa regge e governa secondo il suo volere". Anche Marcantonio, suo figlio, compie ogni sorta di delitti nei confronti dei vignanellesi, tanto che entrambi subiscono la confisca del feudo.


Il dominio Marescotti-Ruspoli
Alfonso Marescotti muore il 25 marzo 1604, il papa stabilisce la restituzione del feudo a Marcantonio, suo figlio,i vignanellesi si oppongono ma vengono costretti ad accettarlo.
Dopo la morte di Marcantonio (1609) il governo passa al figlio Sforza Vicino,
che sposa Vittoria di Orazio Ruspoli di Siena. Per volere del Marchese Bartolomeo, fratello della sposa, i nipoti assumeranno il cognome del casato Ruspoli.
Con Marcantonio Marescotti, primogenito di Sforza Vicino, ha inizio un epoca di serenita' per Vignanello, che vede il momento di massimo splendore con Alessandro Marescotti Capizucchi e con suo figlio Francesco Maria, fra il 1688 ed il 1731. In questo periodo vengono costruiti i due borghi (San Sebastiano e Molesino), la porta che guarda a Vallerano, la Chiesa dei SS. Angeli Custodi, la casa del governatore, la Chiesa Collegiata, il palazzo con gli archi. Il principe Francesco Maria Ruspoli, nel 1707 ospita a Vignanello Georg Friedrich Handel, che qui compose e suonò delle cantate.
Nel 1798, in seguito alla rivoluzione di Roma e a quella di Napoli, Vignanello subisce l'assedio da parte di una divisione francese che dopo aver lasciato Roma si dirigeva verso le truppe dei Napoletanial fine di accerchiarle. I vignanellesi rispondono al fuoco barricandosi nel castello e riescono a resistere.
Con le riforme di Pio VII, nel 1816, i principi Ruspoli perdono la giurisdizione sul feudo di Vignanello, mantenendo comunque il titolo nobiliare e i possedimenti.
Nel 1870, con l'unità d'Italia, per Vignanello termina il dominio della Stato Pontificio ed entra così a far parte del Regno d'Italia.